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Una storia d’amore al Museo Egizio

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Il Museo Egizio di Torino è il più antico museo, a livello mondiale, interamente dedicato alla civiltà nilotica, con una quantità di reperti di valore che lo rendono secondo soltanto al Museo egizio del Cairo

Da sempre istituzione viva, dinamica e moderna, il Museo Egizio ha messo a disposizione una serie di immagini digitali delle proprie collezioni, che abbiamo reso disponibili e consultabili in altissima risoluzione su ArtCentrica

Come per le altre opere d’arte, gli utenti potranno zoomare i papiri, i sontuosi sarcofagi, le maschere fin nei minimi dettagli, confrontarli con le altre opere presenti nell’applicazione – per esempio quelle dell’arte greca e romana – creare lezioni di approfondimentoannotare i dettagli e così via.

UNA STORIA D’AMORE AL MUSEO EGIZIO

Maschera funeraria di Merit (Museo Egizio)

Tra i reperti conservati al Museo Egizio, la maschera di Merit è certamente una delle più celebri, anche per la storia che la lega alla sua proprietaria. Moglie dell’architetto-capo del faraone Amenhotep III, XVIII dinastia (1543 – 1292 a. C.), KhaMerit venne a mancare prima del marito, che come gesto d’amore scelse di donarle il sarcofago che aveva preparato per sé.

La tomba, completamente intatta, così come la maschera e tutti i beni funerari di Merit e Kha, vennero ritrovati il 15 febbraio del 1906, durante la Missione Archeologica Italiana sul sito di Deir el-Medina.

La mummia di Merit venne trovata protetta da una maschera funeraria, realizzata con la tecnica del cartonnage – bende di tessuto venivano impregnate di gesso, a simulare una sorta di cartapesta. La maschera era dorata e decorata con paste di vetro colorate e pietre preziose. 

Com’è noto, gli Antichi Egizi erano soliti dotare il defunto di un ricco corredo funerario, così da accompagnarlo nell’aldilà e permettergli di proseguire al meglio l’esistenza in un’altra vita. Nella tomba dei due sposi vennero rinvenuti una grande quantità di oggetti quotidiani, oltre ai loro sarcofagi, come ad esempio: tuniche, il senet (un antico gioco da tavolo), lenzuola, sedie, armadietti, cibo fossilizzato, gli strumenti da architetto che Kha utilizzava.
E ancora, un papiro con le formule del Libro dei morti – che secondo gli antichi egizi servivano a proteggere i defunti nel loro viaggio verso l’aldilà -, gioielli, oggetti di bellezza e la parrucca di Merit fatta di capelli veri. 

Chi erano Merit e Kha?

Vissuti tra il 1450 e il 1380 a.C., Merit e Kha conobbero tre faraoni: Amenofi II, Tutmosi IV e Amenofi III. Entrambi morirono a circa 60 anni, un’età notevolmente lunga per quell’epoca, ma che ben si addiceva a chi aveva la fortuna di far parte di una famiglia agiata; la coppia ebbe tre figli, una ragazza e due maschi. 

Curiosità: il nome “Merit” significa “l’amata di Dio” e in lingua ebraica è diventato quello che comunemente oggi conosciamo, cioè “Maria”.

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