ArtCentrica
28 Febbraio 2022
High school / University
Nel 2015, Pixar Animation Studios fece uscire in tutte le sale cinematografiche Inside Out, un film d’animazione dove protagoniste erano le cinque emozioni primarie dell’uomo: rabbia, paura, disgusto, gioia e tristezza. Emozioni che, naturalmente, corrispondono alle espressioni tipiche del nostro viso.
Eppure, nonostante siano da sempre espressioni universali, gli artisti non hanno mostrato da subito interesse nel rappresentarle. Fin dall’avvento della scultura antica, i volti dei soggetti avevano sempre un’aria indifferente, che poco lasciava trapelare in quanto ad emozioni.
Il motivo di questa scelta stilistica, sta nel fatto che spesso gli artisti dovevano spesso ritrarre personalità forti, come dei, faraoni, sovrani… ed era perciò poco opportuno che venisse mostrata attraverso i loro volti una fragilità umana.
Bisognerà aspettare fino a Giotto per scoprire “ufficialmente” le emozioni nell’arte, anche se la loro esplosione si avrà a partire dal ‘600, con Caravaggio e il Barocco, dove le espressioni bizzarre e disperate non verranno più associate alla Passione di Cristo o ad episodi religiosi, ma a personaggi di vario genere. Non mancano, infatti, le opere di Adriaen Brouwer (Operazione alla schiena) Edvard Munch (Gelosia), Giuseppe Molteni (La derelitta) e molti altri.
Dal ‘600, fino ai giorni nostri, gli artisti di tutto il mondo hanno perseverato nell’esercizio della rappresentazione delle emozioni, ottenute combinando tre diversi elementi del volto: occhi, sopracciglia, bocca. Interesse che con il passare dei secoli è cresciuto soprattutto con l’avvento di fumetti, film animati e videogiochi.